Lenti a contatto per i bambini: giusto o sbagliato?

Aggiornato: 12 Gennaio 2024

Le lenti a contatto nei bambini vengono percepiti come una sorta di tabù.

Molto spesso i genitori credono che le lenti a contatto possano provocare dei danni anche gravi agli occhi dei bambini.
Effettivamente la lente a contatto, essendo un corpo estraneo che si inserisce negli occhi, può potenzialmente indurre delle problematiche dovute a fattori igienici, metabolici e meccanici.
Proprio per evitare questi rischi, quindi, è necessario seguire protocolli di applicazione molto stringenti, ben noti a chi si occupa di contattologia pediatrica.

Ma prima di parlare di applicazione, cerchiamo di capire insieme quali sono quelle situazioni.

Quando dovremmo optare per l'utilizzo della lente a contatto per il bambino?

Il primo caso in cui l'uso della lente a contatto si mostra necessario è quello in cui si verifica una marcata differenza tra il difetto visivo di un occhio rispetto all’altro.

Ogni volta che utilizziamo un occhiale correttivo si genera un effetto di variazione nella dimensione percepita del mondo esterno: con le lenti per ipermetropia c’è un ingrandimento mentre con le lenti per la miopia gli oggetti del mondo sembrano più piccoli.
Questi effetti sono dovuti alla distanza che separa la lente dall’occhio e sono tanto maggiori quanto più alta è la gradazione della lente utilizzata.
Se la differenza di gradazione fra un occhio e l'altro è superiore alle 4 diottrie si genera una grande differenza nelle dimensioni delle immagini che si formano nei due occhi.
Ciò non consente al cervello unire le immagini attraverso la fusione binoculare. In questo caso si tenderà ad utilizzare prevalentemente solo l'occhio dominante tralasciando di analizzare l'informazione dell'altro occhio. Questo va a discapito dell’accuratezza e dell'efficienza dell'analisi visiva oltre ad una ovvia perdita della capacità di percezione fine della stereopsi.

Utilizzando le lenti a contatto, in cui non c’è spazio tra loro e la superficie corneale su cui si appoggiano, questo fenomeno è praticamente nullo. Così possiamo correggere adeguatamente entrambi gli occhi e avere la certezza che il cervello sia in grado di utilizzarli per la visione binoculare.

 

Un altro caso in cui è necessario ricorrere all'uso delle lenti a contatto è nelle situazioni di cataratta congenita. In alcuni bambini si verifica un'opacizzazione del cristallino durante la fase gestazionale per cui fin dalla nascita non arriva luce all'interno dell'occhio.
Questi bambini vengono operati di cataratta molto precocemente ma hanno poi bisogno della correzione oftalmica, sostitutiva del cristallino.
Ciò corrisponde mediamente ad una lente positiva di circa 15 diottrie. Una tale lente non sarebbe assolutamente tollerabile da un bambino su una montatura da vista mentre è facilmente accettabile come lente a contatto.

Anche nei casi di astigmatismo irregolare l'utilizzo delle lenti a contatto è spesso l'unica soluzione pratica per consentire al bambino di vedere nitidamente.

Infine non dobbiamo dimenticare l'importantissimo problema della progressione miopica. La miopia, nei soggetti predisposti, rappresenta almeno nelle sue fasi iniziali un adattamento anatomico-strutturale all'eccessivo lavoro da vicino. Molti studi hanno dimostrato che l'utilizzo di lenti a contatto, anche semplici lenti a contatto giornaliere, ha un effetto di rallentamento della progressione miopica rispetto all’uso costante dell’occhiale.

Nel prossimo articolo parleremo degli step necessari per valutare se sia il caso o meno di optare al passaggio alle lenti a contatto per i bambini.

Fonte "Dott. Marco Orlandi", psicologo, optometrista.

Marco Orlandi, dopo il diploma di ottico e la successiva qualifica in optomentria, apre un’attività commerciale nel centro storico di Roma. Successivamente si laurea in psicologia sperimentale ed approfondisce le tematiche delle funzioni percettive, soprattutto dell’età evolutiva. È stato relatore in numerosi congressi di neuropsicologia ad ha svolto attività di docente sia presso le Università della Sapienza, Tor Vergata, LUMSA. È stato anche docente presso numerosi corsi ECM in Italia. Per conto di primarie aziende oftalmiche ha tenuto seminari sulle tematiche della visione. Svolge attività clinica presso il Centro Ricerche sulla Visione che ha fondato nel 2008 proprio per trasferire nella ricerca le proprie esperienze con i pazienti.

Centro Ricerche sulla Visione:

Presso il CRV viene svolta attività di valutazione delle funzioni visuo-percettivo-motorie grazie alla collaborazione di vari professionisti, dall’optometrista all’oculista. Inoltre viene svolta anche attività di riabilitazione visiva, ortottica e/o funzionale. Il CRV organizza corsi di formazione, ECM e non, per professionisti sanitari. Il CRV è sede di tirocinio in convenzione con Roma Tre ed accoglie ricercatori e tesisti anche di altre facoltà.

https://crvisione.it

Credits to Alessandra Loreti



Ti potrebbero interessare