Pensate che la prima rappresentazione pittorica risale al 1352 ma, già dal secolo precedente nella Repubblica di San Marco, erano state emanate leggi per evitare che venissero prodotti occhiali contraffatti.
I primi occhiali erano ovviamente molto differenti da come li conosciamo oggi.
Si trattava di due cerchi che contenevano le lenti e venivano semplicemente poggiati sul naso senza ulteriori sostegni. Le astine, che hanno contribuito a trasformare l’occhiale nella struttura che utilizziamo oggi, compaiono per la prima volta solo nel 1500.
Anche le prime lenti erano semplici: lenti positive biconvesse utilizzate per la compensazione della presbiopia.
L’impatto sociale dell’uso di questi occhiali fu enorme: quella ridotta parte della popolazione in grado di leggere e scrivere poteva continuare a farlo anche in età più avanzata. Col passare del tempo le montature hanno subito un’evoluzione, come tanti oggetti di uso comune. Eppure la loro struttura di base rimane ancora quella del XVI secolo: due cerchi collegati da un ponte che poggiano sul naso e due aste che stabilizzano il tutto posandosi sulle orecchie.
Ci sono state molte variazioni in questo lungo periodo.
I pince-nez, ad esempio, erano occhiali senza aste che aderivano al naso con un sistema elastico.
Poi c’erano gli occhiali da teatro, anch’essi senza astine ma con un manico che consentiva di tenerli davanti agli occhi.
C’erano poi gli occhiali da aviazione, veri sistemi di protezione degli occhi tenuti sul viso da bende elastiche.
E poi gli occhiali da ghiacciaio, semplici maschere con una fessura che aveva lo scopo di limitare la quantità di luce riflessa.
Al di là di questi oggetti particolari, le montature hanno sempre rappresentato uno strumento a cavallo tra tecnica e moda. Le esigenze di fornire un supporto stabile alle lenti si deve conciliare con l’effetto estetico dell’occhiale sul viso.
Gli ottici sanno bene che, in relazione al difetto visivo del cliente, la scelta di una montatura ottimale per il viso consente di ottenere lenti più sottili, leggere e con minori effetti distorsivi. Bisogna anche dire che, soprattutto negli ultimi anni, il miglioramento delle lenti organiche sia nei materiali che nelle modalità di costruzione, permette di realizzare occhiali che solo 30 anni fa erano inconcepibili.
L’uso di montature molto ampie era praticamente interdetto alle persone con una miopia medio- alta e lo stesso valeva per gli ipermetropi elevati che dovevano limitare le dimensioni dei propri occhiali.
Al contrario, le prime lenti multifocali presentavano una grande escursione tra il centro per lontano e quello per vicino, imponendo l’uso di montature molto grandi.
Questi preconcetti sono ancora in parte presenti nei non addetti ai lavori. Agli ottici viene ancora chiesto se si possono usare montature piccole per gli occhiali progressivi.
La tecnologia ha aperto tante possibilità a nuove soluzioni.
Oggi gli stilisti possono creare le nuove montature con meno vincoli tecnici e costruttivi. Tuttavia, proprio questa maggiore possibilità di scelta, richiede una grande competenza da parte dell’ottico nel valutare tutti i parametri necessari per una perfetta riuscita dell’occhiale.
Non bisogna inoltre dimenticare che l’occhiale non è solo uno strumento correttivo delle ametropie ma è anche un elemento fortemente connotativo del volto della persona. Forma, colore, dimensione, decorazioni o marchi contribuiscono a determinare una combinazione che deve rappresentare la persona stessa.
Ricordiamo che gli occhi sono tra i primi elementi che osserviamo in una persona e le montature sono le cornici che contribuiscono a definire la prima impressione durante un incontro. Talvolta raccontano di noi più di quanto non facciano le parole con cui ci presentiamo.
Per questo motivo la scelta di una montatura non può e non deve essere un atto guidato solo dalla tecnica o dalla moda.
Tutti i più importanti brand della moda oggi sono presenti nel mercato delle montature e degli occhiali da sole. Per l’ametrope poter indossare un occhiale che rispecchi il proprio stile significa anche trasformare l’ausilio in un accessorio d’abbigliamento, deprivandolo delle connotazioni negative legate al mostrare esplicitamente una propria limitazione funzionale. Al contrario sono sempre più frequenti le persone che utilizzano occhiali con lenti neutre per conferire uno specifico tono alla propria immagine.
Infine una considerazione sui bambini.
Negli anni ‘60 le montature per i bambini erano molto limitate (lo dico per esperienza diretta) nelle forme e nei colori; portare l’occhiale, quindi, era una sofferenza. Oggi è diverso. Abbiamo compreso quanto il bambino abbia bisogno di esprimere la propria personalità anche attraverso una montatura che percepisca piacevole e lo renda felice. Per questo motivo consiglio sempre di selezionare alcune montature tra cui far scegliere il bambino.
Una scelta personale e senza influenze favorirà anche la costanza nell’uso dell’occhiale.
Fonte "Dott. Marco Orlandi", psicologo, optometrista.
Marco Orlandi, dopo il diploma di ottico e la successiva qualifica in optomentria, apre un’attività commerciale nel centro storico di Roma. Successivamente si laurea in psicologia sperimentale ed approfondisce le tematiche delle funzioni percettive, soprattutto dell’età evolutiva. È stato relatore in numerosi congressi di neuropsicologia ad ha svolto attività di docente sia presso le Università della Sapienza, Tor Vergata, LUMSA. È stato anche docente presso numerosi corsi ECM in Italia. Per conto di primarie aziende oftalmiche ha tenuto seminari sulle tematiche della visione. Svolge attività clinica presso il Centro Ricerche sulla Visione che ha fondato nel 2008 proprio per trasferire nella ricerca le proprie esperienze con i pazienti.
Centro Ricerche sulla Visione:
Presso il CRV viene svolta attività di valutazione delle funzioni visuo-percettivo-motorie grazie alla collaborazione di vari professionisti, dall’optometrista all’oculista. Inoltre viene svolta anche attività di riabilitazione visiva, ortottica e/o funzionale. Il CRV organizza corsi di formazione, ECM e non, per professionisti sanitari. Il CRV è sede di tirocinio in convenzione con Roma Tre ed accoglie ricercatori e tesisti anche di altre facoltà.
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